Gourmand-croccante

Una storia di dolci profumi.

Cosa hanno in comune le guerre del Golfo e dei Balcani, la cioccolata calda, Thierry Mugler, lo zucchero filato e un "tubino nero"? Sono tutti simboli, più o meno evidenti, di una famiglia olfattiva, la più giovane in assoluto: quella dei profumi gourmand. Nata nel 1992 con Angel, ha rivoluzionato il nostro panorama olfattivo. Accordi di cioccolato e caramello, caramelle acidule, note fruttate di pera e frutto della passione, liquirizia coriacea, petali come di marshmallow… E’ chiaro che a 30 anni dalla sua nascita la famiglia gourmand ha invaso la nostra quotidianità al punto da ridefinirla, imponendosi come il segno di non una, ma ben due generazioni. Ma si è davvero imposto questo trend o è semplicemente sbocciato su un terreno fertile?

Questa è la storia olfattiva della golosità...

 

Easter 1969 - Histoires de Parfums

Dolci, dolci, dolci...

Quando Olivier Cresp ha presentato per la prima volta la sua fragranza Angel, la reazione è stata unanime: scandalosa, e per una buona ragione, perché nessuno aveva mai sentito prima un profumo simile. Costruito su un accordo di pralina ricoperta di caramello e supportato da una base di cioccolata calda alla vaniglia, Angel era un autentico shock, più vicino a un aroma di gelato che a una fragranza pensata per essere indossata in un ufficio e oggi, a trent'anni dalla sua nascita, il suo sillage sembra quasi silenzioso e pacato rispetto ai “monumenti diabetici” che hanno seguito le sue orme.

Introdotto all’inizio nell’ambito della profumeria, il termine “gourmandise” - una parola francese che indica tutto ciò che è dolce - non era altro che una sfaccettatura, il più delle volte costruita attorno a due note, mandorla e vaniglia, le cui molecole (vanillina, cumarina, eliotropina, benzaldeide) rappresentano, tra l’altro, le prime ad essere sintetizzate nel mondo delle fragranze.

Già nel 1850, l'Héliotrope Blanc di LT Piver presenta un ibrido, una sorta di mandorla di Giordania dal fiore bianco candito. Il risultato, non apertamente dolce, ricorderà a chiunque le creme e le madeleine di una pasticceria.

Nel 1919 Guerlain crea Mitsouko, un formidabile chypre infuso con undecalactone, svelando la sua nota lattiginosa e vellutata di pesca su un motivo umido e legnoso, tempestato di spezie quali pepe e cannella.

Nel 1925 Shalimar, sotto uno scintillante velo di bergamotto, osa impiegando etil-vanillina al punto da spingere Ernest Beaux a dire che "con una tale quantità di vaniglia avrei potuto fare solo una crème brûlée".

Altri esempi come questi sono disseminati nella storia della profumeria, dove i gourmand appaiono fugacemente come frutta condita o pasticcini, quel tanto che basta per fornire una rotondità a composizioni che altrimenti potrebbero risultare troppo irregolari oppure regalare dolcezza ai profumi particolarmente audaci. Come nel caso di Rochas' Femme del 1944, la cui violenta animalità contrasta con il Prunol e il suo aroma inebriante di frutta secca, datteri e prugne candite.

Ma perché su questa terra qualcuno dovrebbe essere offeso da una pralina e un po’ di cioccolata calda?

Ciò che ha scandalizzato le persone al momento del lancio di Angel non è stata tanto la sua dolcezza quanto il ruolo che ha assunto all'improvviso, perché per la prima volta nella storia dei profumi, i gourmand non erano più una sfaccettatura ma un tema a sé stante. Non erano più necessarie le Grandi Regine floreali perchè, come Napoleone si era autoincoronato, si lasciavano indietro i mantelli dinastici di vanillina e cumarina per vestirsi di etilmaltolo. Sobbalzo!

La gente pensava che fosse una farsa, alcuni si offendevano, altri si davano da fare - forse “si pugnalavano a vicenda” - e la storia continua affermando che alcuni dirigenti Clarins sarebbero subito corsi a lavarsi le mani nel desiderio di sbarazzarsi di questa quintessenza carnevalesca, prevedendo che la fragranza non sarebbe durata a lungo sugli scaffali... perché prima di quel famigerato giorno del 1992, l'etilmaltolo (molecola dal caratteristico odore di caramello e zucchero filato) era usato solo per gli aromi alimentari!

Sintetizzato negli anni '70 dal maltolo, suo precursore naturale, l'etilmaltolo si è rapidamente imposto nell'industria alimentare, fungendo da esaltatore di sapidità e dolcificante grazie al suo prezzo contenuto e alla grande varietà delle sue sfaccettature. Da quel momento in poi, è arrivato ovunque: yogurt, biscotti, caramelle, bibite, succhi di frutta, tabacco e gelato, tutto ciò che sa di zucchero odora di etilmaltolo. La rivoluzione di Angel non è stata tanto quella di estrapolare una sfaccettatura che già esisteva in profumeria, quanto di abbattere il muro invisibile tra sapore e profumo, tra gusto e olfatto, portando il profumo in una sfera più intima e impulsiva, rispondendo agli stessi stimoli del nostro appetito.

Fin dagli albori della profumeria, la vanillina e la cumarina sono state sostituite da un'intera gamma di molecole (etilmaltolo con il suo odore di caramello, diacetile e burro salato, pirazina e popcorn) che hanno aperto la strada a una profumeria più simile al cibo, come mostrato in creazioni quali La Petite Robe Noire nel 2009 e la sua nota di amarena candita, o La Vie est Belle del 2012, una pralina all'iris che rivendica quasi il 4% di maltolo... ben lontano dall'1% di Angel.  

... Non riesco a lasciarti andare!

Allora come possiamo spiegare questa follia senza precedenti che dura da quasi 30 anni e oltre, un fatto inaudito nella storia della profumeria che si è evoluta su base decennale?

Prima di tutto, è necessario guardare a questa fusione delle sfere gustativa e olfattiva. Passando dall'una all'altra, l'etilmaltolo e altre molecole sulla sua scia hanno, per così dire, trasferito la nostra relazione da un ambito a un altro. Da oggetto di lusso, ermetico e inaccessibile combinazione di ingredienti dai nomi esotici e poetici, il profumo è diventato un accessorio legato a ciò che è commestibile, condividendo i suoi aromi con quelli delle caramelle e della nostra vita quotidiana. Le nostre dipendenze si sono interscambiate, si è creato un ciclo di desiderio e, più in generale, una tendenza che si alimenta, un fenomeno ben riassunto dalla serie televisiva Orange is the New Black: "Mi piace mettere un po' di olio di mandorle dietro le orecchie. Sembro un biscotto". Per esprimere un sottile riferimento all'Héliotrope Blancdi Piver...

L'altra spiegazione per questa tendenza senza fine può essere trovata nella storia.

Il profumo, come la moda, si è evoluto insieme alla nostra società, raramente in anticipo e più spesso in reazione agli sconvolgimenti geopolitici o economici che hanno scosso le nazioni occidentali nel XX secolo. I tempi di relativa pace richiedevano creazioni più audaci, mentre i periodi di guerra videro crescere la popolarità di profumi piuttosto antiquati e quindi più rassicuranti.

È da questa prospettiva che dobbiamo guardare allo scandalo e al successivo fallimento del primo vero gourmand della storia, Le Fruit Défendu di Paul Poiret, una caramella alla pesca burrosa uscito nel 1915... nel bel mezzo della prima guerra mondiale. Non c'è dubbio che se fosse stato lanciato nel 1992, sarebbe stato accolto con un clamoroso successo.

In effetti il 1992 è stato un anno cruciale. Il muro di Berlino era crollato, la Germania si era riunita, l'URSS era stata distrutta, eppure queste buone notizie erano state oscurate dalla prima guerra del Golfo e dalle crescenti tensioni in Grecia e nei Balcani. Il risultato è un'incertezza palpabile, tanto più intensa man mano che ci avviciniamo alla fine del secondo millennio e a un ricambio generazionale. Questa sensazione di accelerazione e completamento del tempo, di avanzare verso un paradigma inconoscibile, ha costretto a ritirarsi, non verso profumi sorpassati - reliquie di un mondo passato - ma tendendo a un'esperienza universale di comfort: quella dell'infanzia e della sua innocenza, quella delle caramelle acquistate nelle fiere e nei carretti, del burro in padella, della glassatura di mele candite, del cioccolato, delle brioche.

La mania per i profumi gourmand è semplicemente regressiva, rispondendo a questo desiderio di "sembrare un biscotto", un desiderio di tornare a un tempo più semplice e spensierato.

È questo spirito che ha portato alla creazione dei nostri due “gourmand” di Histoires de Parfums, 1826 e 1969, ciascuno a suo modo trascrivendo qualcosa di ingegnoso e libero. Il primo attraverso un cuore polveroso di eliotropio, cumarina e anice stellato; l'altro costruito con una miscela di pesca, patchouli e cioccolato, intesi rispettivamente come tributo ai triangoli amorosi libertini consentiti all'epoca sotto il sole color seppia delle strade californiane e nel secondo caso alla rivoluzione sessuale.

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