La Cioccolata e Maria Antonietta
"Alle sette è arrivato Sanson. (...) La regina ha pranzato con una tazza di cioccolata e uno di quei panini dolci chiamati mignonnettes. (...) poi la regina di Francia è andata fino al patibolo incontrando la morte ".
Fu Anna d'Austria, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIII, a introdurre la cioccolata calda alla corte di Versailles. Un'avida bevitrice, seguiva semplicemente la tendenza spagnola, perché furono i conquistadores a portare il cioccolato dalle Americhe appena conquistate. Allora era una bevanda densa, speziata e piuttosto amara, usata come tonico.
Sebbene Anna d'Austria ne fosse affezionata, suo figlio Luigi XIV la detestava, a differenza di sua moglie Maria Teresa... che era spagnola. Grazie a lei e alla sua eccessiva abitudine - si dice che bevesse ben 10 tazze di cioccolata al giorno - si diffuse da Versailles al resto delle corti europee, scioccando l'opinione pubblica a causa delle sue presunte virtù afrodisiache.
Dal XVI secolo in poi, seguì una strana battaglia teologica, con una parte della Chiesa che condannava a bassa voce questa bevanda viziosa che stava iniziando a conquistare le corti dei suoi re più cristiani e cattolici, mentre l'altra parte ne elogiava i benefici, considerandola persino un’ottima soluzione per sopportare le fatiche del digiuno quaresimale.
Nel 1666 Papa Alessandro VII si pronuncia a favore della cioccolata, con una formula che difficilmente potrebbe essere più esemplare: "i liquidi non rompono il digiuno". Il cioccolato divenne poi la bevanda cattolica per eccellenza – e i protestanti reagirono preferendo il caffè - e conquistò subito le corti di Lisbona, Vienna e Versailles.
Sebbene Luigi XIV la odiasse, il suo successore Luigi XV ne andava matto. Concesse al suo chocolatier il privilegio di produrre e vendere cioccolato e la sua boutique sulla riva sinistra di Parigi diventò più redditizia di una baronia. Sotto il suo impulso, il cioccolato crebbe in fama e varietà, si ritrovò in tutti i banchetti, nei boudoir delle più grandi dame, divenne oggetto di arte rococò... la tendenza stava raggiungendo il picco.
La ricetta della cioccolata di Luigi XV era relativamente semplice, speziata con vaniglia e addensata con un tuorlo d'uovo quindi più simile a una ganache, ma non era raro trovarne a base di salep, ricavato dai bulbi di orchidea in polvere importato da Istanbul- o con mandorle, fiori d'arancio e spesso ambra grigia, così che quando Maria Antonietta arrivò a Versailles, non si sentì completamente disorientata.
Perché anche lei la amava. Trascinata dall’entusiasmo, è arrivata addirittura a nominare un Queen's Chocolatier, responsabile della preparazione della sua bevanda ogni mattina, che le piaceva assaporare alla viennese - cioè condita con crema - e molto spesso con un contorno di macarons. Ma come sappiamo, la sua nota folie de grandeur non durò a lungo.
La monarchia vacillò, la rivoluzione ruggì culminando nella decapitazione del re il 21 gennaio 1793. Il 2 agosto dello stesso anno, la regina Maria Antonietta fu portata alla prigione della Conciergerie dove rimase fino alla sua esecuzione il 16 ottobre..
Tra le accuse mosse contro di lei c'era quella di "sperperare i fondi del Paese", e sebbene non sia certo che le piacessero così tanto le brioche, le piaceva sicuramente la cioccolata... al punto da sceglierla per il suo ultimo pasto.