Breve storia del Mandorlo…
Risalire alle origini del Mandorlo significherebbe quasi ripercorre quelle dell'umanità stessa perché si tratta di una delle prime piante che l'uomo ha “addomesticato”. La Mandorla è anche la prima nota ad essere stata sintetizzata, nel corso del XIX secolo, segnando l'avvento di una nuova era nella Profumeria, quella in cui ci troviamo ancora oggi. Insieme sono due buone ragioni per dare uno sguardo più da vicino alla storia di questo frutto che ha lusingato il nostro olfatto per così tanto tempo e, se avessimo bisogno di un terzo motivo, diciamo anche che in Francia questa è la stagione in cui lo mangiamo nelle galette... in abbondanza.
Si può datare la comparsa delle mandorle e il loro primo utilizzo da parte dell'uomo al 780.000 a.C. circa. Tuttavia il frutto non corrispondeva a come lo amiamo oggi: allora era ancora amaro e tossico, quindi gli esseri umani usavano il suo guscio come un pestello. È intorno al III millennio a.C. che la mandorla fu adeguatamente addomesticata, parrebbe per caso, in una regione alla confluenza tra l'attuale Iran e l’Armenia, da cui si diffuse nel Levante dopo essere stata collocata nella tomba di Tutankhamon nel 1325 a.C.
Una storia così antica spiega la sua primaria importanza nelle culture mediterranee.
Gli ebrei vedevano il mandorlo come un segno di vita, rinascita e veglia perché è il primo albero a fiorire, prima ancora della primavera e quindi ne annuncia l’arrivo. Questo spiega perché la parola ebraica che indica la mandorla (sheqed) possiede una radice comune con il verbo vegliare, (shaqad), una somiglianza resa famosa da Geremia quando vede un ramo di mandorlo (maqqel shaqed) e Yahweh gli dice "Hai visto bene poiché io veglio (shoqed)". È anche il motivo per cui i calici della Menorah, i candelabri che bruciavano davanti al Tabernacolo, rappresentavano l’albero di mandorlo.
I greci ne fecero un segno di fertilità. Come tale il mandorlo era strettamente legato al culto della divinità ermafrodita Adgistis, discendente dall'unione sacra di Zeus e Gaia e la cui natura androgina, fonte di un potere incontrollabile e caotico, ne affrettò la caduta. La leggenda narra che gli dèi, minacciati dalla sua immensa potenza, fomentarono la castrazione di Agdistis e, sul terreno dove caddero i suoi genitali maschili recisi, germogliò un mandorlo che rese fertile la Terra. Una ninfa di nome Nana raccolse e mangiò il frutto dell’albero che nel suo grembo si trasformò e lei diede alla luce Attis, che a sua volta sarebbe stato tramutato in un albero sempreverde.
Questo mito è stato spesso paragonato alla nascita di Cristo. All'inizio i cristiani vedevano nella mandorla un simbolo della Vergine Maria, unione dell'umanità e della divinità. È quindi molto comune nell'iconografia paleocristiana trovare Gesù e Maria rappresentati in una mandorla poichè in loro Cielo e Terra si uniscono.
Per la sua forma, che gli Antichi paragonavano a una vulva, la mandorla è diventata universalmente segno di una femminilità fertile e vivificante, lontana dall'immagine innocente e golosa che conosciamo oggi e rappresentata in Profumeria da tre molecole: la benzaldeide e il suo aroma di mandorla amara; l’eliotropina dall’effetto poudree; la cumarina con la sua ricchezza dal sentore di fava tonka. Il paesaggio olfattivo che ne risulta è simile a un chiaro orizzonte di morbidezza che abbiamo particolarmente lavorato nella nostra fragranza 1725 dove la struttura del Fougère scompare dietro un manto bianco mandorlato dando un'impressione di delicato romanticismo, di una mascolinità sussurrata che abbraccia la sua controparte femminile.
Non così lontano da Agdistis, dopotutto...